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Il Death Valley National Park è un parco nazionale americano che si trova a cavallo del confine tra California e Nevada, a est della Sierra Nevada. È uno dei luoghi più caldi della Terra e dei deserti del Medio Oriente e del Sahara. La Death Valley ospita la tribù dei nativi americani Timbisha, precedentemente nota come Panamint Shoshone, che ha abitato la valle almeno nell’ultimo millennio.
Qualche curiosità sul posto
Il nome Timbisha per la valle, tümpisa, significa “pittura rocciosa” e si riferisce alla vernice ocra rossa prodotta da un tipo di argilla trovata nella valle. La valle ha ricevuto il suo nome inglese nel 1849 durante la corsa all’oro in California. Era chiamata Death Valley dai cercatori e da altri che cercavano di attraversare la valle nel loro cammino verso i giacimenti auriferi dopo che 13 pionieri morirono a causa di una prima spedizione di carri.
Cosa troverai alla Death Valley National Park
Arriverai in un vero e proprio deserto americano di cui fa parte l’omonimo Parco Nazionale canadese e una parte di Nevada. Nel mezzo della valle desolata potrai passare sul punto più basso di tutto il Nord America! Chiaramente questo nome un po’ “creepy” non deriva da morte o fenomeni paranormali ma dalle condizioni climatiche che impediscono la sopravvivenza di animali e vegetali.
Ti troverai in una valle di quasi trecento chilometri di lunghezza e di circa quaranta di larghezza. Il Parco, invece, si estende per 170 chilometri penetrando a Nord nei confini del Nevada. A sud sorge la Montagna Testa di Gufi, l’altopiano delle Montagne Nere e il Jubilee Pass.
Temperature…da morte!
Ti avvisiamo subito che le temperature sfiorano i cinquanta gradi interrotte da rarissime piogge che non superano i sei centimetri d’acqua l’anno. La notte la temperatura diventa più “respirabile” perché scende tra i 28 ed i 37 gradi. La temperatura record si è registrata durante l’autunno del 1913, quando i termometri arrivarono a ben 56,7 gradi centigradi. Il miglior periodo per inoltrarsi nella Death Valley, quindi, è l’inverno quando le temperature oscillano tra i venti ed i ventisei gradi centigradi.
Ovviamente dopo il tramonto c’è una forte escursione termica ma la particolare conformazione morfologica e climatica fa si che vi sia quasi totale assenza di vento. L’estate è impraticabile perché si raggiungono temperature insopportabili e, quindi, i più temerari arrivano da queste parti nel tardo pomeriggio. Meglio visitarla d’inverno quando dopo le piogge brevi potrai assistere al fenomeno del deserto fiorito.
Non esistono mezzi pubblici che ti porteranno da queste parti. Le uniche possibilità sono via auto o, se c’è la possibilità, tramite le piste di atterraggio a Stovepipe Wells e Furnace Creek. In ogni caso prima di partire bisogna sempre guardare il Morning del National Park Service, un bollettino meteorologico che informa sulle temperature della valle. Quando queste sono eccessive i rangers chiudono le strade e pattugliano il parco per impedire l’accesso ai visitatori.
La Death Valley era un mare
La valle era un mare. Secondo gli studiosi le rocce che vediamo oggi hanno un’età di circa 2 miliardi di anni e i cambiamenti che hanno subìto sono profondissimi. La parte delle Funeral Mountains, invece, è più giovane e risale a 500 milioni di anni fa. Il mare avrebbe iniziato una retrocessione verso Ovest a causa di eruzioni vulcaniche che hanno spinto le terre verso nord. Questo ha dato vita alla valle così come la vediamo e a seguito di una complessa serie di movimento di subduzione di magma e superficie della terra.
Dopo la sparizione delle acque si ha traccia di insediamenti di quattro culture di nativi umani vissuti in altrettante epoche differenti a partire da novemila anni fa. La valle è stata oggetto della corsa all’oro durante la prima metà dell’ottocento, quando tantissime persone trovarono la morte per potersi accaparrare qualche grossa pepita d’oro. Non c’erano grosse riserve aurifere per cui si narrano molte tristi storie di gruppi di persone giunti nella valle alla ricerca di chissà quale fortuna.